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En travesti n. 1 Drag Queen, En travesti, Female role

La rappresentazione del femminile nello spettacolo

Lindsay Kemp

Cosa accomuna una drag queen, un attore en travesti e un attore che interpreta un ruolo femminile (female role)? Il palcoscenico. Un luogo deputato alla rappresentazione, all’esibizione davanti ad un pubblico.

Cosa significano “drag queen”, “en travesti” e “female role”?

Drag Queen indica un uomo che si esibisce in abiti femminili, solitamente eccessivi e stupefacenti, l’esibizione è spesso legata al puro intrattenimento.

En Travesti indica parti interpretate da attori di sesso opposto, viene utilizzato per gli uomini che recitano ruoli femminili così come per le donne che recitano ruoli maschili. E’ in uso nel vocabolario teatrale e cinematografico. La locuzione “en travesti”, introdotta sul finire del XIX secolo, ha sostituito e inglobato la definizione “ruoli femminili”.

Female Role (Ruoli femminili) indica le parti di donna recitate da uomini, e fa riferimento a precise tradizioni teatrali in cui sono solo gli uomini a recitare e alle donne non è permesso calcare il palcoscenico (nel teatro nō e kabuki giapponesi, nel teatro classico cinese, nel Kathakali indiano, ma anche nel teatro greco antico e nel teatro di epoca Elisabettiana.)

Drag Queen

Drag Race UK

Drag Queen indica l’uomo che si esibisce in pubblico in abiti femminili, con trucco ed acconciatura elaborati ed eccessivi. Solitamente non rientrano nella categoria delle Drag Queens i transessuali e i cross-dresser (coloro che vestono quotidianamente abiti del sesso opposto). Per una Drag Queen l’indossare abiti femminili è finalizzato esclusivamente all’esibizione. La donna che si veste da uomo per esibizioni pubbliche è chiamata Drag King.

Interessante la definizione del Vocabolario Treccani. Drag queen: locuz. ingl. [comp. di drag «gonna lunga dotata di strascico; costume» e queen «regina», nel senso gerg. di «omosessuale»] (pl. drag queens), usata in ital. come s. f. – Persona di sesso maschile, generalmente omosessuale o transessuale, che si esibisce in spettacoli di varietà travestita da donna, con un trucco appariscente e un abbigliamento vistoso.

Il fenomeno Drag Queen è relativamente recente, alcuni film hanno contribuito a definire il concetto di Drag Queen: The Rocky Horror Picture Show, Priscilla la regina del deserto, Amici complici e amanti.

La Drag Queen è legata ai concetti di spettacolarità, bellezza, eccesso ed eccentricità. Ci sono interessanti eccezioni, le performers che animavano il Toilet di Milano, giocavano su una poetica opposta alla bellezza: l’orrendo, il grottesco, il disarmonico.

Nelle esibizioni Drag Queen sono fondamentali il trucco ed il costume. Non esiste drag queen senza competizione: la più bella, la più alta, la più magra, la più stupefacente, quella con il trucco migliore, la parrucca meglio acconciata, i gioielli più sfarzosi, gli accessori più glamour.

La Drag Queen ha un’unica missione: stupire.

En travesti

Tony Curtis e Jack Lemmon in “A qualcuno piace caldo”

La locuzione “En travesti” indica una parte teatrale maschile o femminile sostenuta da un attore del sesso opposto, ed è soprattutto in uso nel gergo teatrale. In molte tradizioni teatrali che escludono le donne dalla scena, i ruoli femminili sono infatti interpretati da uomini. En travesti” è locuzione recente, pare sia entrata in uso sul finire del XIX secolo, e diventa di gran moda nel corso del XX secolo. Secondo alcune fonti deriva dalla corruzione della parola francese “travestir”, travestire.

“En travesti” entra nel linguaggio comune per definire qualsiasi ruolo interpretato da un attore di sesso opposto, non solo nel teatro, ma anche nel cinema, della danza e nelle arti performative.

Dall’opera al balletto, dal teatro al varietà, dal cinema alla televisione, non si contano gli esempi dell’arte di esibirsi en travesti. In Italia sicuramente l’attore più noto per i suoi spettacoli en travesti è Paolo Poli. Secondo un aneddoto raccontato da Paolo Poli stesso, Anna Magnani dopo aver visto un suo spettacolo avrebbe esclamato “Ammazza! Quanto so’ bravi ‘sti froci!”.

Anche nel cinema sono numerosi i ruoli en travesti, spesso diventati film cult: “The Rocky Horror Picture Show”, interpretato da Tim Curry, “Priscilla, la regina del deserto” interpretato da Guy Pearce, Terence Stamp e Hugo Weaving, “Hedwig, la diva con qualcosa in più” con John Cameron Mitchell.

Nel cinema, non di rado, troviamo attrici in ruoli maschili: Barbra Streisand in “Yentl”, Glenn Close in “Albert Nobs”, Hilary Ann Swank in “Boys don’t cry”, Tilda Swinton in “Orlando”.

Female role

Mei Lanfang – attore dell’Opera di Pechino

È tradizione comune a molte culture, che i ruoli femminili – a teatro – siano interpretati dagli uomini.

L’ISTA, International School of Theater Anthropology, fondata nel 1979 da Eugenio Barba, ha dedicato un congresso ai ruoli femminili: “The Female Role as Represented on the Stage in Various Cultures” (Holstebro 17 – 22/09/1986).

Il principale campo di studio dell’ISTA è l’antropologia culturale, il termine “antropologia” non è riferito alle culture cosiddette primitive, ma è utilizzato nella sua accezione originaria: “studio dell’essere umano.”

Eugenio Barba definisce l’antropologia teatrale: “lo studio del comportamento umano in una situazione performativa, in cui una tecnica corporea extra-quotidiana sostituisce una tecnica corporea quotidiana.”

Nel testo introduttivo al congresso “The Female Role as Represented on the Stage in Various Cultures” così scrive Barba: “Nel teatro tradizionale asiatico i ruoli femminili sono spesso interpretati da uomini, come nel teatro classico giapponese nō , nel teatro Kabuki con la sua onnagata, nel Kathakali indiano e in molte altre forme. Ci sono anche casi in cui le donne interpretano ruoli maschili. In tutti questi teatri asiatici la distinzione e la dialettica tra sesso e temperamento è fisicamente evidente.

In Giappone, l’India, Bali, Thailandia e le stesse parti possono essere interpretati in due diversi e opposti modi: uno forte, vigoroso, Kras, Tandava, o (in termini occidentali) ‘virile’; oppure morbido, delicato, manis, lasya, o “femminile”. Ma ‘virile’ e ‘femminile’ diventano termini inappropriati: sia il ‘femminile’ che il ‘maschile’ possono, infatti, essere interpretati come vigorosi e morbidi. È l’attore, non la tradizione, che decide.

Mentre in Occidente, in generale, il gioco dei ruoli maschili e femminili si conforma ai modelli di comportamento sociale, nelle forme classiche asiatiche si creano modelli scenici e modelli di recitazione che si discostano da quelli della vita quotidiana: nella vita quotidiana non esistono donne guerriere, ma sono spesso presenti nelle realtà teatrali del Giappone e della Cina.

Nel teatro asiatico le donne possono manifestare quel temperamento vigoroso e forte che viene loro negato nella vita quotidiana e che, in Occidente, è tipico di eroine come Lady Macbeth o Medea, spesso considerate anormali.”

Rappresentare/Recitare/Evocare

Seguiranno una serie di articoli raggruppati nella categoria “En travesti”, nei quali verranno indagate le diverse modalità di interpretazione del femminile nello spettacolo. Credo che l’espressione “en travesti” possa includere tanto i Female Role quanto le esibizioni Drag Queen. E’ interessante notare che esistono tecniche molto differenti per lavorare sul femminile: la rappresentazione, la recitazione e l’evocazione.