Gianluca De Col Scrittura | Teatro | Formazione

En travesti n. 8 Il fascino del mutaforme

Un’indagine sugli archetipi

Amazzoni

Io non voglio diventare un uomo, voglio sempre rimanere bambino e divertirmi. Per questo fuggii nei Giardini di Kensington e vissi per molto tempo con le fate.”
Peter Pan

Gli archetipi nelle fiabe e nei miti

Propp in “Morfologia della fiaba” (1928) analizza le strutture delle fiabe: tutte le fiabe, al di là del luogo d’origine e della cultura che le ha generate, hanno degli elementi comuni, una stessa struttura in cui si ritrovano gli stessi personaggi che ricoprono le stesse funzioni in relazione allo sviluppo della storia. Questo scritto ha influenzato le ricerche dell’antropologo Claude Lévi Strauss e del linguista Roland Barthes.

Un altro studioso, Joseph Campbell, nel suo libro “L’eroe dai mille volti” analizza non solo le fiabe, ma anche i miti e teorizza che tutte le fiabe ed i miti sono fondati su archetipi, e tutte le narrazioni, in tutte le culture, sono accomunate da un medesimo archetipo declinano in infinite varianti: il viaggio di un eroe.

Gli studi di Campbell sono ripresi da Chris Vogler nel libro “Il viaggio dell’eroe, la struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e cinema”, in cui analizza gli archetipi dei personaggi come funzioni drammaturgiche.

Che cos’è un archetipo?

Secondo lo psichiatra e psicologo svizzero Carl Jung (1875-1961), l’archetipo è l’immagine primordiale contenuta nell’inconscio collettivo, la quale riunisce le esperienze della specie umana e della vita animale che la precedette, costituendo gli elementi simbolici delle favole, dei miti, delle leggende e dei sogni.

Ebbene, appena si entra nel mondo delle fiabe e dei miti, si individuano tipologie ricorrenti di personaggi, che definiamo archetipi: eroi avventurosi, messaggeri, vecchi saggi e sagge che affidano doni magici, guardiani della soglia che ostacolano il cammino, cattivi che eliminano gli avversari, imbroglioni, compagni di viaggio, Mutaforme che confondono e disorientano.

L’archetipo del Mutaforme

Definire l’archetipo del Mutaforme è piuttosto complicato, forse perché la sua stessa natura mutevole ed incostante lo rende sfuggente. La caratteristica del Mutaforme è quella di cambiare sembianze o umore continuamente rendendo difficile ogni definizione.

Mutaforme: animus e anima

Il Mutaforme da sfogo all’energia racchiusa in Animus e Anima, secondo Jung Animus è l’elemento maschile nell’inconscio femminile, Anima è l’elemento femminile nell’inconscio maschile. Secondo Jung ogni persona ha un fascio intricato di qualità sia maschili che femminili, essenziali alla sopravvivenza e all’equilibrio interiore. Storicamente, le caratteristiche femminili negli uomini e quelle maschili nelle donne sono state duramente represse dalla società.

Chi sono i Mutaforme?

Maghi, streghe, orchi, matrigne che si trasformano in innocue vecchine, sono i Mutaforme per antonomasia nel mondo delle fiabe. I miti greci pullulano di Mutaforme: Atena si trasforma in uccello o mentore, Narciso in fiore, Dafne in pianta di alloro, Ociroe in cavalla.

Il dio marino Proteo, che incontriamo nell’Odissea, si trasforma in leone, in serpente, in pantera, in cinghiale, in acqua corrente e in albero. Zeus si trasforma in ogni sorta di animale (e non solo) per sedurre fanciulle mortali: un homme fatale.

La Bibbia ci presenta un altro comune tipo di Mutaforme: la femme fatale, la donna ammaliatrice o annientatrice: Eva nel giardino dell’Eden, l’astuta Jezebel, Dalila che taglia i capelli a Sansone. La famme fatale non è mai passata di moda, basti pensare alla storia del cinema, da Marlene Dietrich a Jessica Rabbit…

Marlene Dietrich – Femme Fatale

Un esempio comico di Mutaforme: Sister Act

Whoopy Goldberg, nel film Sister Act, recita il ruolo di una soubrette di Las Vegas costretta a travestirsi da suora cattolica per evitare di essere uccisa perché testimone di un omicidio di mafia. Il diavolo si traveste da santa… e l’effetto è esilarante.

Mutaforme nella letteratura e nel cinema

Nella storia recente alcuni personaggi letterari e cinematografici si sono imposti con una prepotenza straordinaria: Frankenstein (o il moderno Proteo) di Mary Shelley (1818), Il Dottor Jekill e Mister Hyde di R. L. Stevenson (1886), Giovanna D’Arco nel film di Dreyer (1928) Frank-N-Furter nel The Rocky Horror Picture Show (1975). Cosa hanno in comune questi personaggi da renderli così vivi, così potenti, da entrare nell’immaginario collettivo? Tutti, tutti, non solo rivestono l’archetipo del Mutaforme, ma rivestono più archetipi contemporaneamente.
Frankenstein: archetipo del Mutaforme, archetipo del Distruttore.
Dottor Jekill e Mister Hyde: il personaggio riveste gli archetipi di Mutaforme, Ombra, Creatore (o demiurgo).
Giovanna D’Arco: archetipo del Mutaforme (la donna assume il ruolo del condottiero), archetipo del Guerriero (che ci rimanda ad altre figura mitologiche: le Amazzoni, le donne guerriere guidate da Pentesilea), archetipo del Martire.
Frank-N-Furter: archetipo del Mutaforme, del Creatore, del Folle, dell’Amante.

Frankenstein – Film del 1931

Da Frankenstein al Rocky Horror

Marjorie Garber nel suo libro “Interessi truccati”, nel capitolo intitolato “Il transessuale in sala di montaggio” legge in Frankenstein di Mary Shelley “la rottura del tabù contro la costruzione chirurgica dell’uomo […] – e suggerisce che – può anche venire letto come una misteriosa anticipazione della chirurgia transessuale e, forse, specificatamente della chirurgia transessuale da donna a uomo.”

Scrive ancora la Garber: “associare la storia di Frankenstein con la transessualità non è forzato come a prima vista può apparire, data la recente storia del cinema.
Infatti The Rocky Horror Picture Show (1975) ribalta i piani della dinamica dottore/paziente transessuale, presentando l’eroticamente pansessuale Tim Curry in bustino di pizzo rosso, giarrettiere nere e calze di seta nella parte del dottor Frank-N-Furter, il dolce travestito originario della Transessuale Transilvania, che non è il mostro bensì lo scienziato pazzo.

Frank presiede nel suo laboratorio alla fabbricazione di un uomo: il biondo, muscoloso, non troppo sveglio Rocky Horror. Il successo da cult movie del Rocky Horror è stato attribuito almeno in parte alla sua attitudine possibilista verso il sesso gay, eterosessuale, bisessuale […]”

Frankenstein – Film del 1931

Il puer aeternus

La Garber nel suo libro ci conduce di fronte ad un altro personaggio: questa volta un “bambino”, che fin dalla prima trasposizione teatrale del 1904 è stato sempre interpretato da attrici, solo nel 1982 nella produzione della Royal Shakespeare Company la parte sarà assegnata per la prima volta ad un uomo. Chi è questo personaggio?

Questo ennesimo personaggio che ha conosciuto interpretazioni en travesti è l’eterno fanciullo: non ha sesso, non ha età, è eternamente giovane, è eternamente ambiguo. È Peter Pan. Ci troviamo di fronte al puer aeternus.

L’archetipo del Mutaforme percorre tutta la nostra cultura, a partire dai miti classici ad oggi, un tempo in cui è più che mai acceso il dibattito sull’identità di genere.

Peter Pan

Fonti

Joseph Campbell, L’eroe dai mille volti, Guanda, Parma, 2000.
Marjorie Garber, Interessi truccati – Giochi di travestimento e angoscia culturale, Raffaello Cortina Editore, Milano, 1994.
Ovidio, Le metamorfosi, Einaudi, Torino, 2015.Chris Vogler, Il viaggio dell’eroe, la struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e cinema, Dino Audino Editore, Roma, 1999.
Chris Vogler, Il viaggio dell’eroe, la struttura del mito ad uso di scrittori di narrativa e cinema, Dino Audino Editore, Roma, 1999.