Testi finali
Corso di drammaturgia on-line di Teatro19 “Grammatica intermedia” (prima edizione), condotto da Gianluca De Col. Partecipanti: Nina Arioli, Benedetta Casanova, Laura Gamucci, Maria Chiara Trabberi, Irene Valota.
L’obiettivo del corso: la composizione di un atto unico per due personaggi basato sulle regole aristoteliche: unità di luogo, tempo e azione.
La stesura del testo è avvenuta in 5 fasi: idea soggetto trattamento scaletta copione.
Di seguito, per ciascun atto unico composto riportiamo il soggetto ed una scena tratta dal copione.
Giro di vite al Comando (N.A.)
Tre del mattino, al comando dei carabinieri il Brigadiere Belli legge al Sig. Grazioli, bipolare, il verbale del suo arresto in cui l’ex moglie e il suo psichiatra Dott. Lezioso (ora compagno di lei) lo accusano di aggressione e danni. Sapere che i due sono nella stanza accanto peggiora lo stato maniacale di Grazioli. In un’escalation di colpi di scena, drammi personali e repentini cambi d’umore di entrambi, si troveranno uniti in un tacito accordo in cui il colpevole da punire è Lezioso.
Scena 2 – Diversi
Brigadiere Belli, Signor Grazioli
Comando dei Carabiniere, tre del mattino.
La porta sulla parete destra si apre. Sbuca dalla porta Grazioli che tentennante avanza, ha i capelli tutti arruffati, indossa abiti di buona fattura ma molto sgualciti, il soprabito color beige è stropicciato e un lembo del colletto è strappato. Indossa delle scarpe Oxford marroni, una ha i lacci slacciati. Una camicia a quadri, un maglioncino, un paio di calzoni di velluto a coste. Si tiene le mani, si guarda attorno e farfuglia tra sé e sé. Belli lo guarda entrare.
Grazioli (sottovoce) che faccio qui… aspetta…
Belli Grazie Damiani può andare.
(La porta si chiude. Grazioli spaventato si gira verso la porta.)
Belli (si alza) Prego, si sieda.
Grazioli guarda a terra nella direzione di Belli, quando sembra aver messo a fuoco la sedia si avvicina lentamente e con circospezione si siede. Si guarda intorno, osserva l’ufficio.
Belli si siede, prende i fogli che ha sulla scrivania senza prestare molta attenzione a Grazioli.
Grazioli Si può fumare, appuntato?
Belli Sono Brigadiere.
Grazioli Sì, sì! Brigadiere come vuole, si può fumare?!
Belli È vietato fumare.
Grazioli si trattiene in maniera evidente dal rispondere, Belli lo ignora e guarda nuovamente i fogli che ha davanti.
Grazioli Ho fame… e anche sete. Lei no? Che ore saranno? (Si guarda attorno cercando un orologio.) Forse dovremmo fare colazione Brigadiere? (Guarda Belli che però lo ignora.)
Grazioli (alzandosi in piedi nervoso) Posso fumare Brigadiere?!
Belli (perentorio) Si segga im-me-dia-ta-men-te. (Pausa – lo guarda.) Qui è vietato fumare. Chiaro?
Grazioli: (esasperato) Chiaro! (come dicendolo a sé stesso) mi siedo su questa cazzo di sedia… (pausa – cambia tono) Dovremmo forse fare colazione, Brigadiere? (Scambio di sguardi tra i due.) No, chiarissimo.
Belli (leggendo i fogli) Sig. Grazioli Diego, nato a Mantova il 3 marzo 1974 conferma?
(Grazioli dondola sulla sedia guarda altrove.)
Belli Grazioli! Risponda e sieda composto.
Grazioli Io? Sì, confermo sono Grazioli Diego, nato a Mantova il 3 marzo del ‘74, sono proprio io… ma Brigadiere nemmeno un caffettino?
Belli Stato civile?
Grazioli Coniugato!
Belli Coniugato?
Grazioli Sì. Finché morte non ci separi, Brigadiere!
Fedra chi?(B.C.)
Chiara, attrice 40enne disoccupata, è costretta a fare da acting-coach a Filippo, attore cane 20enne, raccomandato dal padre, compagno di Chiara. Provando Fedra di Racine, scena V atto II, dopo vari scontri, il rapporto Chiara-Filippo diventa sempre più simil Fedra-Ippolito, mentre prendono coscienza della relazione malsana con il padre/compagno Riccardo: Chiara viene disprezzata e Filippo recita costretto dal padre. Da ciò nasce un’alleanza per la buona riuscita dell’imminente spettacolo.
Scena 3 – In prova
Sul palcoscenico di un teatro.
Chiara, Filippo
(Chiara si siede)
Chiara Allora, per prima cosa dimmi cosa devi recitare.
Filippo Non lo sai?
Chiara Certo, ma voglio sentirlo da te.
Filippo Ok, non mi freghi, so che sei precisa su queste cose. Fedra.
Chiara Di?
Filippo Racine.
Chiara Scena?
Filippo Ecco, qui è strano.
Chiara Cioè?
Filippo Cioè per la riapertura dei teatri volevano coinvolgere più persone possibile, per farla breve cambiano attori ad ogni atto. Io sono Ippolito nell’atto II. Poi c’è Ippolito dell’atto I, Ippolito dell’atto III, Ippolito…
Chiara Ho afferrato il concetto.
Filippo Ma noi abbreviamo. Io sono Ippolito II. E poi Ippolito I, Ippolito III…
Chiara Va bene, siete tanti, ho capito.
Filippo Tra tutti gli attori saremo una quarantina. So che tu una volta interpretavi Fedra.
ChiaraGià. Per 10 anni.
Filippo Ah, questo non lo sapevo, per come ne parlava mio padre pensavo fosse roba di una volta sola. E non ti hanno richiamato per non rovinare la cifra tonda? (pensa di fare una battuta, ma Chiara è glaciale)
Chiara Dimmi che cosa succede/accade nel terzo atto.
Filippo Ci sono io. Che sono Ippolito.
Chiara E fin qui non ci sono dubbi.
Filippo So che pensi che io non sappia una sega, ma senti qua. (si schiarisce la voce e parte a macchinetta) Praticamente gira voce che mio padre sia stato fatto fuori perché ha cercato di farsi la regina degli Inferi, cosa che è comprensibile. Allora c’è un problema, bisogna eleggere un nuovo re, ma il popolo dall’alba dei tempi non sa prendere decisioni. Quindi non sa decidersi tra i candidati, che siamo io, che però sono un bastardo quindi non va bene; il figlio legittimo di mio padre e Fedra che non credo abbia un nome ma anche se ce l’avesse è abbastanza inutile dato che non fa niente, a sto punto meglio un bastardo, no? E poi… ah, sì, c’è una ragazza prigioniera che potrebbe diventare sovrana. E qui le cose si complicano, perché lei mi ama ma pensa che io non la ami. Invece -plot twist- la amo! E glielo dico con una dichiarazione in cui non si capisce una mazza fionda, non si sa come ma lei capisce, sarà la forza dell’amore o altre boiate ellenistiche. Poi per qualche motivo io voglio partire, immagino per trovare me stesso, gli eroi greci sono mezzi hippie. Ho la ragazza e voglio partire: Ippolito è abbastanza rincoglionito. Ah, e poi Fedra mi vuole. Sessualmente. Esplicitamente. La cosa mi fa schifo, quindi dico al mio socio di partire subito, ma salta fuori che mio padre forse è vivo, e allora mi viene da pensare: chi cazzo l’ha assunto l’ambasciatore? Ma non importa, perché la nutrice di Fedra le dice ‘Fedra l’incesto anche no, andiamo via’, io me ne vado e cerco di capire cosa fare della mia vita.
Chiara (esterrefatta) …e poi?
Filippo (sorridendo sornione) E poi sono cazzi di Ippolito III.
[…]
Il mummificatore di Codogno (L.G.)
Giuseppe Alzate ha mummificato la madre, Lia Supinotti, per continuare a percepirne la pensione. Codogno, febbraio 2020. L’assistente sociale Caterina Cammini un giorno si presenta alla sua porta, dopo molte esitazioni Giuseppe la fa entrare. Giuseppe riconosce in Caterina la compagna di classe cui aveva mummificato tanti anni prima l’adorata gatta. I due si riconoscono e ritrovano per non lasciarsi mai più.
Scena 2 – Lia
Codogno 2020. Casa di Giuseppe Alzati. Soggiorno, porta socchiusa che da’ sulla camera della madre.
Voce della madre Lia Supinotti.
Giuseppe Alzati, Caterina Cammini (Assistente sociale)
Lia ( veloce con poche pause, come in un tipico flusso di parole) Da ragazzino ti esercitavi sulle uova e su quella gattina della tua amichetta. Secondo quello che vedo sarai capace di tenermi per quanto basta per riorganizzarti, poi denuncerai la mia morte, ma intanto ti organizzi, ti serve un tempo per organizzarti a base di balsami o prodotti conservanti, od operazioni quali l’eviscerazione, eccetera.
Poi io me ne intendo, ho studiato Egittologia, sono una donna istruita per la mia epoca, ho persino corso con Margherita Hack al Giglio Rosso di Firenze, nei duecento, eravamo in staffetta insieme… In ogni caso, poiché è ormai ben noto che avvengono mummificazioni spontanee ed inattese anche per corpi di emeriti farabutti, non sembra necessario, almeno in questo caso, invocare alcun operato miracoloso di Dio.
(La voce comincia a farsi lontana.)
E naturalmente si dovrebbe ricordare tutta l’antica arte di conservare alimenti secchi: frutta, funghi, carne…
(Si sente il suono del campanello.)
Da piccolo avevi le mani bioradianti, mummificami come facevi con i limoni! Come sei stato bravo ad abbracciarmi tutta la notte, con tutto quel calore…Non sono una bambolina cui ricaricare le pile. Dammi pace. Questo è un tormento per te e per me. Vai ad aprire!!!
(Non finisce di parlare, riprende ogni volta, il sonno di Giuseppe si fa agitato, si vede che si muove, scaccia davanti a sé come se ci fossero insetti, si tappa le orecchie.)
Vorrei dire anche che talvolta disidratazioni del tutto naturali sono spacciate per straordinarie anche senza l’intervento di pranoterapeuti…
(Suono insistente di campanello)
…in tal caso di solito se ne attribuisce il merito nientemeno che all’intervento divino, non sarà necessario ma il prete chiamalo lo stesso, perché ti potrebbe aiutare quando deciderai di dichiarare la morte. Poi in questo stato di quasi morte sto avendo delle visioni e vedo sesso, sesso ovunque, finalmente Giuseppe, la vedo che sta arrivando, vedo anche un nome che inizia per Cate…
Amaro come… (M.C.T.)
La cerimonia di commemorazione per l’anniversario della morte di Edoardo Dessi si è appena conclusa. Elena Valentini, la moglie, viene invitata a prendere un caffè da Viviana Balestra, amante del Dessi. Una semplice chiacchierata tra le due si trasforma in un interrogatorio. Si svela che la morte di Edoardo non è stata accidentale e che Elena, vittima apparente, è stata ed è uno spietato carnefice che sta per compiere l’atto finale della sua vendetta.
Scena 1 – Convenevoli
Viviana, Elena
Salotto borghese. Alla destra del pubblico c’è la porta della camera. Alla sinistra la porta di ingresso/uscita. In linea con le due porte, spostato un poco in avanti, un divanetto da due posti con copridivano rosa, e davanti un tavolino di servizio. Dietro al divano un mobile basso con sportelli e cassetti. Accanto, una piccola libreria. Vicino all’ingresso un appendiabiti con il cappotto nero e la borsetta nera di Elena. La donna è già seduta sul divano. Indossa un tailleur nero e scarpa nera con il tacco. Viviana è in piedi con un vassoio in mano. Ci sono due tazzine bianche e la caffettiera. Viviana veste in modo sobrio, con colori chiari. Ha una camicetta rosa.
Viviana Ecco il caffè. Quanto zucchero?
Elena Niente zucchero, grazie. Lo preferisco amaro, come…
Viviana Come cosa?
Elena Niente, mi stavo ricordando una cosa che diceva sempre mia madre, ma non è importante.
Viviana Da quando le madri dicono cose che non sono importanti?
Elena Be’, lei non ha conosciuto la mia.
Viviana Mi perdoni Signora Dessi, non volevo essere invadente.
Elena Elena, la prego. Mi chiami Elena.
Viviana Elena, non volevo essere invadente.
Elena Non deve scusarsi, anzi. Mi perdoni lei, ma oggi non è una delle mie giornate migliori…
Viviana È stata una bella cerimonia.
Elena Sì, almeno quella.
Viviana Le parole di Don Giulio hanno descritto perfettamente suo marito, ma capisco che di fronte a una tale perdita…e poi così improvvisa. Come la capisco…
Elena Oh, cara, anche lei vedova?
Viviana No, no…
Elena E allora come fa a capirmi?
Viviana Nella vita ognuno subisce le proprie perdite. E io, purtroppo, non faccio eccezione.
Marilyn non esiste (I.V.)
In futuro per viaggiare sarà prevista una vaccinazione. Marilyn, donna trans, è nell’Hub vaccinale dell’aeroporto diretta in Brasile, dove adotterà una bambina. L’infermiera Vacca trova delle incongruenze nei suoi dati e da protocollo la isola nella stanza. Parte una serrata indagine per stabilire l’identità di Marilyn. Lei prova a ribellarsi mettendo a repentaglio la sua vita. L’infermiera corre in suo aiuto, così le due donne arrivano ad un confronto umano, che le porterà alla soluzione.
Scena 2 – L’infermiera Anna Maria Vacca
Hub vaccinale, domenica mattina.
Marilyn, Anna Maria Vacca (infermiera)
Entra l’infermiera Anna Maria Vacca con un camice e degli zoccoli bianchi. Ha l’aria stanca.
(Entra l’infermiera Anna Maria Vacca con un camice con cartellino identificativo e zoccoli. Ha al collo un portachiavi con chiavi e telecomandi. Ha l’aria stanca.)
Anna Maria Lì ci sono le siringhe col vaccino.
Marilyn Oh, sì, certo. Mi scusi. Gli aghi mi fanno un po’ senso… Buongiorno! Signora…
(Marilyn legge il cartellino identificativo di Anna Maria, sorride.)
Marilyn Vacca!
Anna Maria Sì. Dove deve andare?
Marilyn Ho un volo per il Brasile tra 40 minuti! Vado a prendere la mia bambina!
Anna Maria Allora deve fare il richiamo della polivalente?
Marilyn Suppongo di sì, lo saprà meglio lei. No?
Anna Maria Mmhmm… (Osserva come è vestita Marilyn.)
Marilyn Ho letto che c’è niente di meglio di una tuta per viaggiare!
Anna Maria (Davanti al computer.) Ha compilato i moduli?
Marilyn Sì sì. Eccoli!
Anna Maria Deve compilare anche il retro.
Marilyn Ah.
Anna Maria Cerchiamo di sbrigarci, sono molto stanca.
Marilyn Sì sì, certo, io ho un volo che mi aspetta!
(Marilyn finisce di compilare i moduli e li dà ad Anna Maria che controlla velocemente e fa delle crocette sul foglio.)
Anna Maria Mancano una firma qui e una qui.
Marilyn – Mi scusi, non le avevo viste, pensavo che bastasse quella alla fine.
Anna Maria No. Ci vogliono anche una firma qui e una qui.
(Anna Maria le passa il foglio e Marilyn scrive.)
Marilyn Questi documenti sono sempre scritti piccoli piccoli che ci vorrebbe la lente d’ingrandimento per vedere tutto!
(Anna Maria riprende il foglio e inizia a leggere.)
Anna Maria Cognome, leggo male, Mazzatòrta?
Marilyn Mazzatórta!
(Anna Maria digita sul computer con due dita.)
Anna Maria Ma-zza-tòr-ta. Nome, si legge proprio male, Marilyn? Cos’è questa, una ipsilon?
Marilyn Sì.
(Anna Maria digita. Guarda lo schermo.)
Anna Maria È sicura di chiamarsi così?
Marilyn (Ride.) Sì sì! Abbastanza sicura.
Anna Maria No. Non esiste nessuna Marilyn.
Marilyn Come?
Anna Maria Nessuna Mazzatòrta Marilyn.
Marilyn Oh, signore! Da pazzi! Senta, allora metta Mario.
Anna Maria Mario?
Marilyn Sì, prima mi chiamavo Mario.
Anna Maria Prima.
Marilyn Sì. Vede, io ho fatto la transizione e prima mi chiamavo Mario. Poi ho scelto Marilyn. Per non cambiarlo troppo. Perché fino a Mari sono uguali!
Anna Maria Mmhmm…
Marilyn Prima mi avevano dato un nome da uomo, perché quando sono nata pensavano che fossi un uomo. Io però sono una donna e…
Anna Maria Sì sì, ho capito, va bene. Allora, Mazzatòrta Mario…
Marilyn (Piano.) Mazzatórta!
Anna Maria Cosa dice?
Marilyn No, niente.